L'orologio è uno strumento interessante, molte volte stravagante e fonte di ispirazione. Esso compare numerosissime volte sia nella letteratura italiana che non. In seguito vengono riportati dei curiosi esempi.
Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol (nel romanzo si nota la componente matematica derivante dagli studi dell'autore):
"Il Cappellaio fu il primo a rompere il silenzio.
- Che giorno del mese abbiamo? - disse, volgendosi
ad Alice. Aveva cavato l'orologio dal taschino e lo guardava con un certo timore, scuotendolo di
tanto in tanto, e portandoselo all'orecchio.
Alice meditò un po' e rispose: - Oggi ne abbiamo quattro.
- Sbaglia di due giorni! - osservò sospirando il Cappellaio.
- Te lo avevo detto che il burro avrebbe
guastato il congegno! - soggiunse guardando con disgusto la Lepre di Marzo.
- Il burro era ottimo, - rispose umilmente la Lepre di Marzo.
-
- Sì ma devono esserci entrate anche delle molliche di pane, - borbottò il Cappellaio,
- non dovevi
metterlo dentro col coltello del pane.
La Lepre di Marzo prese l'orologio e lo guardò malinconicamente: poi lo tuffò nella sua tazza di tè,
e l'osservò di nuovo: ma non seppe far altro che ripetere l'osservazione di dianzi:
- Il burro era
ottimo, sai.
Alice, che l'aveva guardato curiosamente, con la coda dell'occhio, disse:
- Che strano orologio! segna i giorni e non dice le ore.
- Perché? - esclamò il Cappellaio. - Che forse il tuo orologio segna in che anno siamo?
- No, - si affrettò a rispondere Alice - ma l'orologio segna lo stesso anno per molto tempo.
- Quello che fa il mio, - rispose il Cappellaio.
Alice ebbe un istante di grande confusione. Le pareva che l'osservazione del Cappellaio non avesse
alcun senso; e pure egli parlava correttamente.
- Non ti comprendo bene! - disse con la maggiore
delicatezza possibile.
-
Il Ghiro s'è di nuovo addormentato, - disse il Cappellaio, e gli versò sul naso un poco di tè
bollente.
Il Ghiro scosse la testa con atto d'impazienza, e senza aprire gli occhi disse:
- Già! Già! stavo per
dirlo io.
- Credi ancora di aver sciolto l'indovinello? - disse il Cappellaio, volgendosi di nuovo ad Alice.
- No, ci rinunzio, - rispose Alice. - Qual'è la risposta?
- Non la so, - rispose il Cappellaio.
- Neppure io, - rispose la Lepre di Marzo.
Alice sospirò seccata, e disse: - Ma credo potresti fare qualche cosa di meglio che perdere il tempo,
proponendo indovinelli senza senso.
- Se tu conoscessi il tempo come lo conosco io, - rispose il Cappellaio, - non diresti che lo
perdiamo. Domandaglielo.
- Non comprendo che vuoi dire, - osservò Alice.
- Certo che non lo comprendi! - disse il Cappellaio, scuotendo il capo con aria di disprezzo -
Scommetto che tu non hai mai parlato col tempo.
- Forse no, - rispose prudentemente Alice; - ma so che debbo battere il tempo quando studio la
musica.
- Ahi, adesso si spiega, - disse il Cappellaio. - Il tempo non vuol esser battuto. Se tu fossi in buone
relazioni con lui, farebbe dell'orologio ciò che tu vuoi."
L'Orologio di Carlo Levi:
"Mi spogliai in fretta. Col gesto abituale di ogni sera, levai l'orologio dalla
tasca: lo tenni un poco in mano, e lo avvicinai all'orecchio, prima di posarlo
sul tavolino accanto al letto. Sentivo il suo ticchettío regolare, e pensavo che
il tempo dell'orologio è del tutto l'opposto di quel tempo vero che stava
dentro e attorno a me. E' un tempo senza esítazioni, un tempo matematico,
continuo moto materiale senza riposo e senza angoscia. Non fluisce, ma
scatta in una serie di atti successivi, sempre uguali e monotoni. Ora
l'orologio era sul marmo del comodino, appoggiato obliquamente sul suo
moschettone ripiegato, fermo e insieme animato da un moto interno, come
un grosso moscone lucente, pronto al volo."
Il libro dell'orologio a polvere di Ernst Jurger:
"Il tempo rappresentato dall’orologio a polvere vive in ciascuno di noi, non solo nei nostri giorni infantili, o durante quelli trascorsi all’aperto oppure in vacanza, ma è come depositato al fondo della nostra essenza. E' qualcosa di diverso rispetto al tempo degli orologi meccanici, ma anche rispetto al tempo solare. Credo che valga la pena di riportarlo alla luce, così come dai detriti di una miniera quasi abbandonata si estrae una roccia rara. Potrebbero risplendervi cristalli non comuni, potrebbe perfino celare virtù terapeutiche, oppure soddisfare una semplice curiosità."
Nessun commento:
Posta un commento